Avrà potuto giocare anche con una dozzina di maglie tra C/1 e C/2 (Barletta, Trapani, Taranto, Nocerina, Turris, Avezzano, Matera ecc. ecc. con 150 presenze in C e più di 100 in D), ma una parte del suo cuore è rimasto a Cerignola ed in Capitanata. Enzo Marinacci, non me ne vogliano gli altri miei amici portieri, è stato decisamente uno dei migliori “Numeri Uno” (ma ce ne sono altri che premerò in questi giorni) che io abbia mai visto all’opera. Marinacci, di cui sono orgogliosamente amico, aveva il fisico da portiere. Punto. Se lo vedevi per strada non potevi sbagliare: quello è un “portierone”. Ed era così per chi come me ha avuto la possibilità di ammirarlo. In porta Enzo Marinacci sembrava il figlio del vento. In porta, per come guizzava, per come volava da un palo all’altro con disarmante leggiadria, sembrava sospinto dal soffio divino di Eolo. Per me era uno dei portieri più reattivi e forse più spettacolari. Uno, insomma, che il numero uno non lo portava per caso. Lo sapevano i compagni che hanno avuto la fortuna di averlo tra i pali, per cui è un baluardo più che affidabile. Lo sapevano gli avversari, che per trafiggerlo sudavano molto di più delle proverbiali sette camicie. Adesso Marinacci è alla ricerca di un altro Marinacci, ma sarà quasi impossibile che ne nasca un altro.
Antonio Villani (La Gazzetta del Mezzogiorno)