Per descrivere brevemente il suo gioco si potrebbe dire: Lucio Impagnatiello era l’ultimo difensore in fase di non possesso e il primo regista in quella di possesso. E interpretava queste due fasi in maniera eccelsa, trasmettendo un’idea di insuperabilità, versatilità e inarrestabilità palla al piede che gli ha conferito un’aura quasi mitologica. Un grande, insomma. Tra i difensori che ho visto personalmente all’opera Lucio resta uno dei più forti insieme ai vari Lello Cristiano, Lino Casano e Felice Iuso (mi perdonino gli altri). Alla base del suo muoversi e giocare sul campo da gioco c’era un talento straordinario, non solo per la continuità delle sue prestazioni ma anche per la sua abilità fuori scala nel leggere il gioco. E Lucio (lo continuo a chiamare per nome perchè resta un mio grande amico) quando non aveva la palla sapeva leggere il gioco: riusciva a capire quello che sarebbe successo, e non c’è stato mai nessun altro giocatore come lui che ha capito così bene fisicamente lo spazio come è capitato a lui, davvero sensazionale. Anche oggi quando lo incontro a Lucera, rivedo come se fosse ancora in attività uno dei miei pupilli.
Antonio Villani (La Gazzetta del Mezzogiorno)