“Serie D, serie D” cantava il popolo gialloblù a pochi minuti dal termine della gara vinta con il Bitonto. Tutti in piedi, il Cerignola è tornato nel campionato nazionale. Festa grande fino a notte fonda: cortei di automobili per la città, Cerignola è scoppiata in una festa che, probabilmente, andrà avanti per settimane. Alla faccia della scaramanzia, della cabala, del fato. La fede, la voglia di vincere, era superiore a tutto, anche alle immancabili manie degli ultrà, anche alle toccatine catartiche. Non c’era verso: l’aria elettrica, cinquemila anime in festa hanno reso l’atmosfera incantata, si respirava la sensazione che tutto, finalmente, fosse possibile. Lo spettacolo, più che sul campo, era sugli spalti.
Là, in quelle tribune ricolme di gente traboccante di aspettative cullate da venti anni. Per troppo tempo la Serie D è mancata: ora invece è una realtà. Qui, a portata di mano, sulla pelle dei cerignolani, sublime come non mai. In serie D, il Cerignola l’ha riportato un gruppo con la “g” maiuscola, trascinati un patron, Michele Grieco, che ha remato più forte di tutto e di tutti. Tutti in piedi: il Cerignola c’è risucito al primo tentativo: terza promozione diretta di fila. Però. Alla base di tutto, c’è un cambio di mentalità e di filosofia che, a conti fatti, è stato fondamentale. Profilo basso, poche chiacchiere: il diktat della società guidata dal patron Michele Grieco è stato chiarissimo sin dall’inizio.
I risultati, la bravura della truppa dei sempreverdi vecchietti e la baldanza dei giovani hanno fatto il resto. Ora è tempo di festeggiare: alle critiche e ai pregiudizi di chi sperava in un passo falso il Cerignola ha risposto coi fatti. Il modo migliore per conquistare un successo e goderselo tutto, lentamente, fino in fondo. In Serie D torna una città intera che la serie nazionale la merita più di tante altre. Per il cuore, la passione, la genuina incoscienza ultrà con cui il popolo di Cerignola segue le vicende del club. Ieri, attorno allo stadio, c’era la gente che avrebbe voluto tifare, ma non ha potuto. Il “Monterisi” pieno però, non ha scoraggiato la voglia di festa.
La zona stadio era un corteo festante con partecipanti di tutte le età, con gli occhi lucidi di felicità. Segno di quanto questa vittoria era attesa, agognata, sognata, accarezzata col pensiero. Tra quella gente c’era la genuinità del popolo di Cerignola, una città intera in festa. Grida di gioia, mani al cielo, lacrime di felicità. L’arrivo della serie D equivale ad un successo che va ben oltre il calcio. A festeggiare la promozione c’è una città intera. Sono loro il lato forse più rustico, romantico del calcio dilettantistico. Con quella dimensione che fa dell’appartenenza ai colori uno stimolo impareggiabile per chi ama una fede indiscussa, per chi tifa. Sì, tifa.
A fine gara, c’erano migliaia di persone. E forse non è un caso. Pare quasi una congiunzione astrale: la Prima, la Promozione, l’Eccellenza e la serie D. Che la festa, dunque, si prolunghi per tre volte oltre il dovuto. Sul merito non si può discutere: i cerignolani hanno condotto dalle prime gare del torneo il campionato, allungando nel momento decisivo, quando dietro qualcuno perdeva qualche colpo. Per gli ultimi tre anni i gialloblu sono stati là davanti in ogni campionato disputato, hanno imparato a volare, a destreggiarsi in aria.
Fino a ieri, domenica 2 aprile che entra, di diritto, nella storia del club. Il successo, proprio perchè previsto in parte, o per lo meno pronosticato, ha ancor più sapore. Quel gusto intenso di chi sa di aver centrato l’obiettivo quando tutti speravano nel passo falso, nell’errore di turno, della giornataccia da approfittare. Vincere sapendo di dover e poter vincere è un’impresa che a pochi, incensati d’estate nelle previsioni agostane, riesce quando splende il primo sole primaverile. Complimenti a chi ha resistito tre anni: c’è una lunga, felice estate per festeggiare.
Antonio Villani (La Gazzetta del Mezzogiorno)