Le magie che ha regalato da calciatore, la bravura dimostrata da allenatore. Poche righe a disposizione per descrivere di Benito Ripoli (per me il Pirlo degli anni ’70) e la sua lunga carriera da calciatore e allenatore. Partiamo subito: Ripoli aveva la Serie A in tasca. Di lui si era innamorato Oronzo Pugliese, allora tecnico della Roma. Provino superato (a 16 anni) a pieni voti e pronto per trasferirsi nella Capitale, ma la fortuna non è dalla parte del nostro “Pirlo” alla vigilia della partenza per Roma un brutto infortunio nell’amichevole Cerignola (squadra in cui giocava)-Foggia e il trasferimento salta. Ed allora Ripoli (che ha comuqnue giocato in serie C con la Cavese), inizia a deliziare le piazze della Puglia. Fasano, Cerignola, San Giovanni, Manfredonia (tutti in Interregionale, la Serie D di allora, una sorte di C di adesso). Ripoli gioca un grande calcio, i momenti di magia che ha regalato restano unici. Segnava tanto, ma Benito giocava anche e sempre con per gli altri, con un livello di concentrazione sempre altissimo, un grande assist-man. Chiude la sua carriera nel Canosa, la porta in Interregionale da giocatore e l’allena l’anno seguente. Poi come mister siede su tante panchine del Nord-Puglia con risultati eccellenti. Per vedere la tecnica di Ripoli basta seguirlo adesso nonostante i suoi 60 anni e passa: in campo è una furia, è imprendibile. Ora ricopre la carica di Presidente Mondiale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari ed ha rapporto con tutto il Mondo (e’ stato ricevuto più volte dal Santo Padre), ma Benito il calcio ancora adesso ce l’ha nel sangue…CHE BEL 10!
Antonio Villani (La Gazzetta del Mezzogiorno)