Ormai ci si può fregar le mani. Come a dire: sognar non è peccato. Anzi, è lecito pure pensare che peccatore, se di peccatori dobbiamo parlare, sia chi s’accontenta.
L’Academy Manfredonia del dg Mirco Di Fiore non la scopriamo certo ora. La maglia, indossarla per chiunque, è un ritratto di purezza e di speranza, la metafora di una bellezza incompiuta, ma che proprio della sua incompiutezza si fregia per lavorar di lima, migliorandosi, togliendo l’eccessivo ed il superfluo. Come quest’anno.
L’Academy manfredonia è una gran bella scultura, che oggi chiede un artificio ancor più preciso per sentirsi più bella, più adatta alla nobiltà della posizione che occupa. La squadra del tecnico Franco Grasso è l’inno dell’essenzialità applicata al pallone: nessun rimborso, fiducia nei cardini del gruppo e nel suo mentore. Se son rose pronte a fiorire lo dirà il campo. Di certo, quanto mostrato sino ad ora manda un messaggio chiaro. Quale sia, lo lasciamo interpretare a chi di calcio s’intende.
Adesso più che mai Di Bari, Prencipe, Vitulano, Acquaviva e Lupoli non pososno più sbagliare. Certo, però, che Stramaglia, De Fabritiis, Totaro e Palumbo dimostrano di giocare un gran bel calcio e domenica prossima Ciullo, Gravinese Totaro e Vaccarella non faranno più sconti