Tifosi del Lucera (terzo posto in Prima categoria) impazziti per Kenneth Obinna Mamah, classe 1998, nigeriano. Il calciatore non sa bene l’italiano, ma con i piedi e con le sue reti parla la lingua universale del calcio. Un vero e proprio trascinatore: la dirigenza del Lucera con il presidente Enzo Audiello, i dirigenti Antonio Dell’Aquila, Antonio Di Caterina ed Eligio Casieri ormai lo hanno adottato. Obinna si sente a casa sua. Il suo gioco è figlio dell’imprevedibilità: compare, scompare, tra finte e controfinte. Sprinta, sterza, riparte. Salta l’uomo, lo irride, cerca il passaggio filtrante. Spesso il suo piede si fa pennello, dipingendo parabole al bacio per gli inserimenti dei compagni nell’area di rigore. “Per noi è stata una grande rivelazione anche se sulle doti del ragazzo ci avevamo sempre creduto tanto che abbiamo aspettato diversi mesi per tesserarlo – ammette il presidnete Enzo Audiello -. E’ davvero un bravo ragazzo ormai è diventato figlio e fratello di tutti”. Doti tecniche non comuni, una facilità di calcio a volte disarmante, la testa sulle spalle, un fisico longilineo. Il tecnico Di Flumeri se lo coccola e ammette. “E’ un ragazzo umile – rimarca -, tutti lo vogliono benee poi per quello che fa in campo i suoi compagni di squadra starvedono per lui. “E sono felice di questo – rimarca ancora il tecnico del Lucera -, ha trovato un grande affetto da parte di tutti”. Un nuvolo di ragazzini gli hanno chiesto l’autografo. “Sono questi episodi che ti riempiono di gioia. Questo è il calcio che ci piace” racconta ancora Di Flumeri. Vedere il treno e salirci sopra. Senza indugi. Non importa la destinazione e la categoria.L’obiettivo della punta sveva è chiaro: portare in alto il Lucera con le sue giocate, con le sue reti. “Il gruppo mi piace, poi c’è grande qualità – cerca di dire in italiano -. Io sono a disposizione e spero di farmi trovare pronto quando il mister mi chiamerà in campo”. L’obiettivo è di trascinare con le sue reti la squadra. “Non serve parlare ora di obiettivi personali – conclude -, l’importante è che la squadra vince, con o senza le mie reti”.
Antonio Villani (La Gazzetta del Mezzogiorno)